CECILIA RAVERA ONETO  
 pittore
Camogli 3 gennaio 1918 - Genova 27 ottobre 2002 
Uno dei più importanti pittori del Ventesimo Secolo in Liguria
gli ulivi degli anni '80 / 90 (Ruta) 
 
 
1980 . bosco di Ruta
 
 
1993 - ulivi
 
1982 - ulivi a Ruta
 
 
1993 - paesaggio di Ruta 
 
 
1993 - ulivi
 
 
1993 - ulivi 
 
1993 - ulivi
 
1990 - Querce d'autunno 
Un carattere singolare dell'opera di questa artista è che i mutamenti, gli sviluppi della sua opera nel tempo sono minimi, e comunque non hanno grande importanza: ci sono periodi diversi che si succedono nella sua attività, ognuno ha le proprie caratteristiche, più o meno lontane da quelle degli altri, ma le variazioni non sono legate tanto a un'evoluzione del linguaggio, quamto alla natura dell'immagine, al tema visivo che in quel periodo la interessa, su cui lavora con continuità. Una volta raggiunta, all'inizio degli anni Cinquanta, la piena padronanza del proprio linguaggio pittorico, la libertà e la naturalezza della pennellata, la rapidità e la disinvoltura nel cogliere le strutture essenziali dell'immagine, la pittrice resta fedele al suo linguaggio e ne fa uno strumento duttile e flessibile per affronrare e indagare fino in fondo ogni soggetto della sua ricerca artistica. Consideriamo tre temi fondamentali del suo lavoro, su ciascuno dei quali ha operato a lungo: in primo luogo la veduta urbana, Genova vista dall'alto come una distesa di tetti, cupole, camini, oppure colta in un angolo particolare e limitato: il paesaggio industriale, il complesso dell'Italsider; infine la marina , gli scogli e le acque dei luoghi a lei cari presso Camogli. L'artista torna e ritorna sulla stessa immagine: a volte la rappresenta da diversi punti di vista, adottando scorci e tagli insoliti, per indurre a non adagiarsi sulla visione convenzionale, ad andare oltre l'impressione superficiale; a volte insiste sulla stessa inquadratura, come se quell'immagine cercasse appassionatamente qualcosa. ma che cosa, dunque, ricerca attraverso questo suo dipingere ostinatamente, con accanimento quasi, un'immagine familiare fino a renderla sconcertante ?
Non indaga cero come facevano gli Impressionisti, il variare della luce, il colore dell'ora, e nemmeno, come i Simbolisti, usa i colori e le forme come simboli-sonda per evocare, suggerire un mistero che resta in ultima analisi indecifrabile, benchè rappresenti un mondo di case e di fabbriche abitate, vissute dall'uomo, non c'è alcun interesse per le questioni sociali, e neppure, a differenza di molta pittura del dopoguerra, qualche interesse per la condizione esistenziale dell'uomo: le case non sono il mondo dell'uomo, non sono l'indizio della sua presenza o della sua assenza. Non c'è una differenza sostanziale tra una fabbrica e una scogliera, alla pittrice non interessa rivelare un significato nascosto dietro o sotto l'apparenza delle cose, perchè per lei conta solo la visibilità, il loro esserci ed apparire; la realtà per lei è solo apparenza e visione; non si tratta però di un'apparenza labile, illusoria, è anzi una presenza potente, carica di energia, pur essendo tutta limitata alla visione.... La ricerca di Ravera Oneto è volta a individuare le strutture della visione, a cogliere e rendere evidenti quelle nervature dell'immagine in cui si cela la forza viva dell'universo. Per l'artista com pito della pittura non è cercare significati, ma spogliare l'immagine del superfluo per cogliere l'essenza delle cose, sentite non come presenza contingente, casuale, ma come manifestazione di una sostanza eterna e immutabile nel profondo nonostante l'esteriore mutevolezza.  
MARINA DE STASIO "RAVERA ONETO" catalogo-monografia Graphotecnica Edizioni per conto del Centro d'Arte la Maddalena in occasione della mostra dal 25 marzo al 20 aprile 1995